Romana Maceri

Classificazione dei rifiuti, tutto quello che il produttore deve sapere

Classificazione dei rifiuti, tutto quello che il produttore deve sapere

Tempo di lettura: 5 min.

In questo articolo affronteremo tutti gli aspetti dell’argomento riguardante la classificazione dei rifiuti.

Questa è infatti un’operazione che spetta al produttore dei rifiuti ed è quindi estremamente importante avere una chiara visione sia del processo di classificazione e dell’attribuzione del codice CER sia del significato dei diversi simboli e delle diverse sigle nei quali ci imbattiamo parlando di classificazione dei rifiuti.

Classificare correttamente i rifiuti prodotti dalla tua azienda ti darà un enorme aiuto nel rendere più semplici tutte le operazioni di gestione per le quali è necessario interfacciarsi con un’azienda esterna (es. ritiro/smaltimento) e ti aiuterà ad avere quindi un maggior controllo sui processi gestionali interni.

Sei pronto?

Iniziamo!

Classificazione dei rifiuti

I rifiuti vengono classificati in rifiuti pericolosi, rifiuti non pericolosi, rifiuti speciali, rifiuti urbani, rifiuti urbani pericolosi.

Rifiuti urbani:

  • Rifiuti domestici;
  • rifiuti vegetali provenienti dalle abitazioni e dalle aree pubbliche;
  • rifiuti provenienti dalle strade e dalle aree pubbliche;
  • rifiuti provenienti dalla pulizia delle strade.

Rifiuti speciali:

  • Rifiuti provenienti da lavorazioni industriali;
  • rifiuti provenienti da attività commerciali;
  • rifiuti provenienti da attività sanitarie;
  • attrezzature e macchinari dismessi;
  • veicoli a motore danneggiati o obsoleti e le loro parti;
  • fanghi derivanti dagli impianti di trattamento delle acque e dall’abbattimento dei fumi.


Rifiuti pericolosi:

La sigla ‘’HP’’ identifica la classe di pericolo del rifiuto, questo viene considerato pericoloso se possiede almeno una delle seguenti caratteristiche:

Classici rifiuti pericolosi di natura urbana sono le batterie e i farmaci.

Rifiuti speciali pericolosi
Derivanti da processi chimiciDalla raffinazione del petrolioIndustria fotografica
Oli esausti Industria metallurgicaSolventi
Attività conciaria e tessileImpianti trattamento rifiutiRifiuti medici e veterinari

Il codice CER

L’attribuzione del codice CER come abbiamo detto in apertura di questo articolo spetta al produttore, la sigla ‘’CER’’ è un acronimo che sta per Codice Europeo dei Rifiuti ed è specifico per ogni tipologia di rifiuto, il testo di riferimento è l’Allegato D del D. Lgs. 152/2006.

Il codice CER non deve essere confuso con il EER, che sta invece per Elenco Europeo dei Rifiuti e non è altro che un catalogo in cui sono presenti tutti i diversi codici CER.

Il codice è composto da tre coppie di cifre, ognuna delle quali ha un significato specifico che permette di identificare il rifiuto:

Prima coppiaSeconda coppiaTerza coppia
va da 00 a 20 e indica la classe, ovvero il settore industriale/processo produttivo che ha originato il rifiuto. Le classi 13,14,15 e 16 non individuano settori produttivi ma delle categorie omogenee di rifiuti. va da 01 a 09 e indica la sottoclasse, ovvero l’attività produttiva (lavorazione specifica) che ha originato il rifiuto all’interno del settore industriale.va da 01 a 99 e indica la categoria del rifiuto, ovvero la tipologia e quindi le effettive sostanze all’interno.

Importante: I rifiuti pericolosi presentano un asterisco ‘’*’’ posto alla fine delle tre coppie di cifre.

Come attribuire il codice CER

Il codice CER si articola in:

  • 20 classi;
  • 111 sottoclassi;
  • 839 rifiuti, di cui 405 pericolosi e 434 non pericolosi.


Qual è quindi il procedimento da seguire per attribuire il codice CER ai rifiuti prodotti?

Ecco quali sono gli step da seguire:

  1. Identificare la fonte, o meglio l’attività produttiva che genera il rifiuto consultando i titoli dei capitoli da 01 a 12 o da 17 a 20 per risalire al codice a sei cifre riferito al rifiuto in questione, (ad eccezione dei codici dei suddetti capitoli che terminano con le cifre 99);
  2. se nessuno dei codici dei capitoli da 01 a 12 o da 17 a 20 si presta per la classificazione di un determinato rifiuto, occorre esaminare i capitoli 13, 14 e 15 per identificare il codice corretto;
  3. se nessuno di questi codici risulta adeguato, occorre definire il rifiuto utilizzando i codici di cui al capitolo 16;
  4. se un determinato rifiuto non è classificabile neppure mediante i codici del capitolo 16, occorre utilizzare il codice 99 (rifiuti non altrimenti specificati) preceduto dalle cifre del capitolo che corrisponde all’attività identificata al precedente punto 1.

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